Il carciofo, conosciuto in botanica come Cynara scolymus, appartiene alla famiglia Asteracee.
Il termine Cynara, in latino “cinis” letteralmente significa “dalla cenere” che, non a caso, è utilizzata come fertilizzante per concimare il terreno per la coltivazione di questo ortaggio.
Fonti storiche attestano che la variante selvatica del carciofo (il cardo) era già nota in Medio Oriente, di fatti gli Egizi lo utilizzavano per scopi terapeutici e alimentari.
Anche popoli come i romani e i greci lo introdussero nella loro alimentazione, creando svariate ricette che scopriremo nei prossimi articoli.
È interessante ricercare l’origine della nascita del carciofo in una leggenda greca.
Si narra che la ninfa Cynara dai capelli color cenere e dagli occhi verdi con sfumature viola, fu sedotta da Zeus, il padre degli dei, ma la ragazza rifiutò la corte.
Zeus furioso voleva punirla, così la trasformò in un fiore che richiamasse i tratti della ninfa, ecco svelato perché fu mutata in un carciofo dal colore verde con delle venature viola per richiamare gli occhi, spinoso e duro all’esterno per marcare il carattere orgoglioso e irresoluto, e all’interno tenero e dolciastro per simboleggiare il cuore e l’animo gentile della ragazza.
Ripercorrendo ancora le tappe storiche bisogna ricordare l’anno mille come data approssimativa della scoperta di piante di carciofo in Sicilia, da parte degli arabi, i quali gli assegnarono l’appellativo “al-kharshuf” che letteralmente significa “spina della terra” a differenza della traduzione greca “kynara” che vuol dire “dono del sole”.
Tardivamente, nel 1466 il carciofo arrivò a Napoli e in Toscana, e in seguito nel resto del mondo: Francia, Olanda, Spagna, Inghilterra e America.
Oggi la produzione mondiale del carciofo supera 1,5 milioni di tonnellate, il dato è interessante poiché a detenerne il 60% è l’area mediterranea, in particolare l’Italia ha raggiunto il primato e le zone maggiormente coinvolte sono: la Sicilia, la Sardegna e la Puglia.
Da menzionare la città di Niscemi, considerata capitale del carciofo con numerose varietà coltivate. Tra le quali il carciofo nostrale con la quale si produce il famoso Amaro Paesano e il carciofo violetto.

Una curiosità riguarda la celebre diva di Hollywood, Marylin Monroe, che nel 1949, nella prima edizione del “Festival del carciofo” (Artichoke Festival) a Castroville in California, fu premiata “Regina del carciofo” (Artichoke Queen).
Per finire è interessante vedere come il carciofo è stato oggetto indiscusso dell’arte e della cultura, molti artisti e luminari, lo hanno rappresentato.
Tra questi, è bene ricordare i più rappresentativi:
- In filosofia e in letteratura, Teofrasto e Plinio scrissero dei versi per esaltare le virtù del carciofo, lo stesso fa in tempi più moderni Pablo Neruda nell’opera Ode al carciofo.
- A Napoli, Firenze e Madrid esistono alcune opere scultoree dell’ortaggio;
- In arte si rimanda a L’ortolana di Vincenzo Campi e Donna con carciofo di Pablo Picasso;

Pablo Neruda apre la sua Ode al carciofo, raccolta nell’opera Odas Elemetales, con un’analogia, ossia paragona il carciofo a un guerriero sognante che sotto la corazza nasconde la propria tenerezza.
Il poeta rimarca “l’atteggiamento” del carciofo che come un vero soldato si schiera nella cassetta dell’ortolano, come in trincea, per essere scelto tra i tanti ortaggi presenti, dalla bella donzella che si aggira al mercato.
La fine del carciofo, in pentola, non coincide con le sue aspettative di grandezza e popolarità, ma al contrario ne rivela l’aspetto interiore pacato e il gusto piacevole.
“Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
Carciofo in fioritura nei mesi estivi